IL CAMMINO DEL SINODO PER LA CHIESA ITALIANA
Il 2024, l’Anno della Preghiera
Dopo l’anno dedicato alla riflessione sui documenti e allo studio dei frutti del Concilio Vaticano II, il 2024, su proposta di Papa Francesco sarà l’Anno della Preghiera.
L’annuncio è arrivato il 21 gennaio, in occasione della V Domenica della Parola di Dio. Già nella Lettera dell’11 febbraio 2022, indirizzata al Pro-prefetto Mons. Rino Fisichella per incaricare il Dicastero per l’Evangelizzazione del Giubileo, il Papa aveva scritto: «Fin da ora mi rallegra pensare che si potrà dedicare l’anno precedente l’evento giubilare, il 2024, a una grande “sinfonia” di preghiera. Anzitutto per recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo e adorarlo». In preparazione al Giubileo, dunque, le Diocesi sono invitate a promuovere la centralità della preghiera individuale e comunitaria.
Il Dicastero ha messo a disposizione alcuni strumenti utili per comprendere meglio e riscoprire il valore della preghiera. Oltre alle 38 catechesi sulla Preghiera che lo stesso Papa Francesco ha esposto dal 6 maggio 2020 al 16 giugno 2021, è stata pubblicata, a cura della Libreria Editrice Vaticana, una collana di “Appunti sulla preghiera”. Si tratta di 8 volumi pensati per rimettere al centro la relazione profonda con il Signore, attraverso le tante forme di preghiera contemplate nella ricca tradizione cattolica.
In più sarà disponibile a breve online, in versione digitale, un sussidio pastorale per aiutare le comunità parrocchiali, le famiglie, i sacerdoti, le claustrali, i giovani, a vivere con maggior consapevolezza l’esigenza della preghiera quotidiana.
Relazione degli incontri parrocchiali per il Sinodo
Parrocchia S. Michele Arcangelo
Caprarola (Vt)
La proposta degli incontri per vivere il Sinodo è stata fatta a tutta la comunità in particolare ai gruppi della catechesi per gli adulti che da alcuni anni si ritrovano settimanalmente per approfondire i temi della fede e della vita cristiana.
Le persone che normalmente hanno partecipato nei due gruppi non sono state numerosissime e in particolare sono persone di una certa età. I Giovani pur se invitati non sono stati interessati.
Per tutti coloro che hanno partecipato le dieci tematiche proposte sono state motivo di approfondimento utile per 2 motivi:
1) innanzitutto attraverso la Parola di Dio proposta nelle singole schede si è cercato di mettere in evidenza le verità che la chiesa quale popolo di Dio è chiamata a vivere oggi nel nostro tempo e in particolare dopo i 2 anni di pandemia nei quali si è abbassata notevolmente la partecipazione dei fedeli alla messa domenicale e alle altre proposte di vita cristiana. Si è cercato di prendere coscienza di “cosa “ è la chiesa e di quale sia la sua missione.
2) Le domande finali delle schede sono state motivo di confronto e di revisione della vita della comunità, soprattutto ci hanno aiutato a prendere coscienza di quella che è la vita della nostra società oggi spesso lontana da Dio e dalla fede cristiana. Ci siamo resi conto con maggiore chiarezza della distanza che spesso c’è tra la vita dentro la chiesa e la vita fuori nella società, con tutte le contraddizioni e difficoltà del mondo di oggi. Da qui la riflessione sulla missione della chiesa e di ogni singolo cristiano.
Quasi ad ogni incontro due sono state le conclusioni a cui si arrivava :
1) “la chiesa oggi ha bisogno di essere di più in mezzo alla gente senza tanti discorsi e documenti da leggere e approfondire di alta teologia…. La traccia proposta nei 10 incontri è stata utilissima per un cammino proposto e vissuto insieme.
2) La società ha bisogno di una nuova evangelizzazione come proposta di vita davanti alla situazione di ateismo pratico che tantissimi ormai vivono….nuova evangelizzazione che ha bisogno di “strumenti” e mezzi adatti al nostro tempo quali l’uso dei mass midia internet in particolare.
3) Accanto al bisogno di un annuncio a tappeto del Vangelo è necessaria l’opera di ciascun cristiano che personalmente non solo testimoni la fede ma si faccia strumento per un incontro personale con coloro che cercano Dio in Cristo.
Dalla discussione è emerso che più che fede cristiana oggi nelle nostre comunità si viva una certa religiosità risposta al bisogno religioso che c’è in tutti…..il cristianesimo è una risposta tra le tante possibili…. Si veda la differenza di partecipazione alla celebrazione eucaristica della domenica e quella per funerali….la partecipazione alla prima comunione e la vita normale delle comunità.
Provocazione finale
Come la chiesa può aprirsi al mondo LGBT che rivendica diritti e spazio nella società?
Come poter dare spazio anche ai divorziati, risposati, conviventi?
E’ ancora attuale e utile la figura del Padrino/madrina oggi?
Come sopperire alla mancanza di sacerdoti? Con il Sacerdozio uxorato? Con una maggiore apertura al mondo femminile nella vita della chiesa?
Scheda 6 catechesi adulti sinodo
DIALOGARE NELLA CHIESA E NELLA SOCIETA’
Il dialogo è un cammino di perseveranza, che comprende anche silenzi e sofferenze, ma capace di raccogliere l’esperienza delle persone e dei popoli.
At 15, 1 - 6 Concilio di Gerusalemme
Tutti invitati a parlare, ma poi si raccoglie le novità che lo Spirito suggerisce attraverso la vita e gli incontri dei discepoli.
1 Ora alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli: «Se non vi fate circoncidere secondo l'usanza di Mosè, non potete essere salvati».2Poiché Paolo e Bàrnaba dissentivano e discutevano animatamente contro costoro, fu stabilito che Paolo e Bàrnaba e alcuni altri di loro salissero a Gerusalemme dagli apostoli e dagli anziani per tale questione. 3Essi dunque, provveduti del necessario dalla Chiesa, attraversarono la Fenicia e la Samaria, raccontando la conversione dei pagani e suscitando grande gioia in tutti i fratelli. 4Giunti poi a Gerusalemme, furono ricevuti dalla Chiesa, dagli apostoli e dagli anziani, e riferirono quali grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro. 5Ma si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: «È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè». 6Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. 7Sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: «Fratelli, voi sapete che, già da molto tempo, Dio in mezzo a voi ha scelto che per bocca mia le nazioni ascoltino la parola del Vangelo e vengano alla fede. 8E Dio, che conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore, concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; 9e non ha fatto alcuna discriminazione tra noi e loro, purificando i loro cuori con la fede. 10Ora dunque, perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? 11Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro». 12Tutta l'assemblea tacque e stettero ad ascoltare Bàrnaba e Paolo che riferivano quali grandi segni e prodigi Dio aveva compiuto tra le nazioni per mezzo loro.13Quando essi ebbero finito di parlare, Giacomo prese la parola e disse: «Fratelli, ascoltatemi. 14Simone ha riferito come fin da principio Dio ha voluto scegliere dalle genti un popolo per il suo nome. 15Con questo si accordano le parole dei profeti, come sta scritto:
16Dopo queste cose ritornerò e riedificherò la tenda di Davide, che era caduta; ne riedificherò le rovine e la rialzerò, 17perché cerchino il Signore anche gli altri uomini e tutte le genti sulle quali è stato invocato il mio nome, dice il Signore, che fa queste cose,18note da sempre. 19Per questo io ritengo che non si debbano importunare quelli che dalle nazioni si convertono a Dio, 20ma solo che si ordini loro di astenersi dalla contaminazione con gli idoli, dalle unioni illegittime, dagli animali soffocati e dal sangue. 21Fin dai tempi antichi, infatti, Mosè ha chi lo predica in ogni città, poiché viene letto ogni sabato nelle sinagoghe».
22Agli apostoli e agli anziani, con tutta la Chiesa, parve bene allora di scegliere alcuni di loro e di inviarli ad Antiòchia insieme a Paolo e Bàrnaba: Giuda, chiamato Barsabba, e Sila, uomini di grande autorità tra i fratelli. 23E inviarono tramite loro questo scritto: «Gli apostoli e gli anziani, vostri fratelli, ai fratelli di Antiòchia, di Siria e di Cilìcia, che provengono dai pagani, salute! 24Abbiamo saputo che alcuni di noi, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con discorsi che hanno sconvolto i vostri animi. 25Ci è parso bene perciò, tutti d'accordo, di scegliere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Bàrnaba e Paolo, 26uomini che hanno rischiato la loro vita per il nome del nostro Signore Gesù Cristo. 27Abbiamo dunque mandato Giuda e Sila, che vi riferiranno anch'essi, a voce, queste stesse cose. 28È parso bene, infatti, allo Spirito Santo e a noi, di non imporvi altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29astenersi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalle unioni illegittime. Farete cosa buona a stare lontani da queste cose. State bene!».
Commento di Papa Francesco
Il libro degli Atti degli Apostoli narra che San Paolo, dopo quell’incontro trasformante con Gesù, viene accolto dalla Chiesa di Gerusalemme grazie alla mediazione di Barnaba e inizia ad annunciare Cristo. Però, a causa dell’ostilità di alcuni, è costretto a trasferirsi a Tarso, la sua città natale, dove Barnaba lo raggiunge
per coinvolgerlo nel lungo viaggio della Parola di Dio. Il Libro degli Atti degli Apostoli, che stiamo commentando in queste catechesi, si può dire è il libro del lungo viaggio della Parola di Dio: la Parola di Dio va annunciata, e annunciata dappertutto. Questo viaggio comincia in seguito a una forte persecuzione (cfr At 11,19); ma questa, invece di provocare una battuta d’arresto per l’evangelizzazione, diventa un’opportunità per allargare il campo dove spargere il buon seme della Parola. I cristiani non si spaventano. Devono fuggire, ma fuggono con la Parola, e spargono la Parola un po’ dappertutto.
Paolo e Barnaba arrivano dapprima ad Antiochia di Siria, dove si fermano un anno intero per insegnare e aiutare la comunità a mettere radici (cfr At 11,26). Annunziavano alla comunità ebraica, ai giudei. Antiochia diventa così il centro di propulsione missionaria, grazie alla predicazione con cui i due evangelizzatori – Paolo e Barnaba – incidono sui cuori dei credenti, che qui, ad Antiochia, vengono chiamati per la prima volta «cristiani» (cfr At 11,26).
Emerge dal Libro degli Atti la natura della Chiesa, che non è una roccaforte, ma una tenda capace di allargare il suo spazio (cfr Is 54,2) e di dare accesso a tutti. La Chiesa è “in uscita” o non è Chiesa, o è in cammino allargando sempre il suo spazio affinché tutti possano entrare, o non è Chiesa. «Una Chiesa con le porte aperte» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 46), sempre con le porte aperte. Quando vedo qualche chiesetta qui, in questa città, o quando la vedevo nell’altra diocesi da dove vengo, con le porte chiuse, questo è un segnale brutto. Le chiese devono avere sempre le porte aperte perché questo è il simbolo di cosa è una chiesa: sempre aperta. La Chiesa è «chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. [...] Così che, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa» (ibid., 47).
Però questa novità delle porte aperte a chi? Ai pagani, perché gli Apostoli predicavano ai giudei, ma sono venuti anche a bussare alla porta della Chiesa i pagani; e questa novità delle porte aperte ai pagani scatena una controversia molto animata. Alcuni giudei affermano la necessità di farsi giudei mediante la circoncisione per salvarsi, e poi ricevere il battesimo. Dicono: «Se non vi fate circoncidere secondo l’usanza di Mosè, non potete essere salvati» (At 15,1), cioè non potete ricevere in seguito il battesimo. Prima il rito giudaico e poi il battesimo: questa era la posizione loro. E per dirimere la questione, Paolo e Barnaba consultano il consiglio degli Apostoli e degli anziani a Gerusalemme, e ha luogo quello che è ritenuto il primo concilio della storia della Chiesa, il concilio o assemblea di Gerusalemme, cui fa riferimento Paolo nella Lettera ai Galati (2,1-10).
Viene affrontata una questione teologica, spirituale e disciplinare molto delicata: cioè il rapporto tra la fede in Cristo e l’osservanza della Legge di Mosè. Decisivi nel corso dell’assemblea sono i discorsi di Pietro e Giacomo, «colonne» della Chiesa-madre (cfr At 15,7-21; Gal 2,9). Essi invitano a non imporre la circoncisione ai pagani, ma a chiedere loro soltanto di rigettare l’idolatria e tutte le sue espressioni. Dalla discussione viene la strada comune, e tale decisione, ratificata con la cosiddetta lettera apostolica inviata ad Antiochia.
L’assemblea di Gerusalemme ci offre una luce importante sulle modalità con cui affrontare le divergenze e ricercare la «verità nella carità» (Ef 4,15). Ci ricorda che il metodo ecclesiale per la risoluzione dei conflitti si basa sul dialogo fatto di ascolto attento e paziente e sul discernimento compiuto alla luce dello Spirito. È lo Spirito, infatti, che aiuta a superare le chiusure e le tensioni e lavora nei cuori perché giungano, nella verità e nel bene, perché giungano all’unità. Questo testo ci aiuta a comprendere la sinodalità. È interessante come scrivono la Lettera: incominciano, gli Apostoli, dicendo: “Lo Spirito Santo e noi pensiamo che …”. È proprio della sinodalità, la presenza dello Spirito Santo, altrimenti non è sinodalità, è parlatorio, parlamento, altra cosa …
Chiediamo al Signore di rafforzare in tutti i cristiani, specialmente nei vescovi e nei presbiteri, il desiderio e la responsabilità della comunione. Ci aiuti a vivere il dialogo, l’ascolto e l’incontro con i fratelli nella fede e con i lontani, per gustare e manifestare la fecondità della Chiesa, chiamata ad essere in ogni tempo «madre gioiosa» di molti figli (cfr Sal 113,9).
DOMANDE
Quali sono i luoghi e le modalità di dialogo all’interno della nostra parrocchia? Come vengono affrontate le divergenze di visione, i conflitti, le difficoltà? Come promuoviamo la collaborazione con parrocchie vicine, con gli uffici diocesani, tra le comunità religiose presenti sul territorio, con il livello diocesano delle associazioni e movimenti laicali, ecc.? Come la Chiesa dialoga e impara da altre istanze della società: il mondo della politica, dell’economia, della cultura, la società civile, i poveri...? Sappiamo della presenza sul territorio di comunità di differente tradizione religiosa? E quanto ce ne occupiamo? Quali relazioni possiamo costruire? Quali esperienze di dialogo e di impegno condiviso portiamo avanti con credenti di altre religioni e con chi non crede?
Quinta Scheda di catechesi e riflessione
CORRESPONSABILI NELLA MISSIONE
La sinodalità è a servizio della missione della Chiesa, a cui tutti i suoi membri sono chiamati a partecipare.
Mt 28, 16 - 20 Invio in missione
16Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. 17Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. 18Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. 19Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, 20insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Mc 6,30 - 33 Non avevano il tempo di mangiare
I discepoli chiamati a “stare con Lui” e per mandarli in missione e al momento in cui il Signore ascende al cielo la missione diventa andare, insegnare, fare discepoli e battezzare.
30Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po'». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20,21).
Gesù pronunciò queste parole apparendo ai discepoli dopo la sua risurrezione ed è significativo che mostrando loro le mani e il fianco, essi “gioirono a vedere il Signore”. E’ dentro questo sentimento di gioia profonda che il Risorto proferì le parole dell’invio e, subito dopo, “soffiò su di loro e disse: Ricevete il Spirito Santo” (cfr Gv.20,20ss). Da allora, le porte prima chiuse per timore si sono incessantemente aperte all’annuncio del Vangelo, alla missione. La Missione, rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni.
La fede si rafforza donandola!
La nuova evangelizzazione dei popoli cristiani troverà ispirazione e sostegno nell’impegno per la missione universale. La grande affermazione che la fede si rafforza donandola, corrisponde all’esigenza sincera di correre dai nostri fratelli e sorelle in umanità per portare il felice annuncio che “Il Signore è vivo”!
L’ambito privilegiato dove si fa esperienza di questo incontro con il Risorto è la “celebrazione della liturgia, specialmente dell’Eucaristia” in cui si sperimenta “la potenza salvifica della Parola di Dio e del Mistero Pasquale di Cristo(…)
La liturgia è sempre una chiamata “dal mondo” e un nuovo invio “nel mondo”. Un mondo che comprende tutte le genti e di cui tutti siamo corresponsabili nel tempo dell’oggi, in cui la missione non ha perso la sua urgenza. La Chiesa esiste per evangelizzare e non può mai chiudersi in se stessa. Si radica in determinati luoghi per andare oltre. Così davvero somiglia al Signore Gesù il quale “passò sanando e beneficando tutti” (At 10,38) senza mai fermarsi, al punto da dire di se stesso che se le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo il loro nido, Lui, il Figlio dell’ uomo, non ha dove posare il capo”(cfr Mt 8,20).
Una vita itinerante, quella del Maestro che affida ad ogni discepolo la sua stessa missione di essere pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e a tutti i popoli, in adesione alla Sua Parola e sotto l’influsso della sua grazia. Grazia che sono in molti ad aver ricevuto e, purtroppo, dimenticato. Anche a questi si estende l’attività della Chiesa, chiamata al delicato compito della nuova evangelizzazione in molti ambienti che, anche in società tradizionalmente cristiane, sono oggi refrattari ad aprirsi alla parola della fede.
Corresponsabilità ed Evangelizzazione
La missione universale coinvolge tutti, tutto e sempre perché per essenza il Vangelo non è un bene esclusivo di chi lo ha ricevuto ma è un dono da condividere…un dono-impegno affidato non soltanto ad alcuni ma a tutti i battezzati chiamati a proclamare le opere meravigliose di Dio.
A tutti viene chiesto di uscire dal provincialismo e decidersi finalmente ad andare incontro al mondo, agli altri uomini recando ovunque il profumo della fede nel Dio di Gesù Cristo.
Rafforzando la consapevolezza che solo nell’esperienza viva di Lui troviamo il significato più autentico dello sviluppo integrale e del servizio all’uomo. Possiamo fare molto coinvolgendoci personalmente e facendo tutto il possibile perché l’impegno all’opera evangelizzatrice della Chiesa ne coinvolga tutte le attività.
L’Evangelizzazione è un processo complesso e comprende vari elementi, soprattutto quello della solidarietà. Essa concretizza quel prendere a cuore la vita umana in senso pieno collaborando attivamente perché le realtà disumane di una moltitudine sempre crescente di persone vengano “riscattate” attraverso il sostentamento di ogni particella di Chiesa impegnata a donare amore e vita dignitosa al prossimo sofferente e bisognoso. Partecipando responsabilmente alla missione della Chiesa, ogni cristiano diventa costruttore della comunione, della pace, della solidarietà che Cristo ci ha donato e collabora alla realizzazione del piano salvifico di Dio per tutta l’umanità. Come cristiani abbiamo una ricchezza insostituibile da consegnare al mondo: l’amore sponsale di un Dio-Comunità. Scrisse Madre Teresa ai giovani: “Il servizio più grande che potete rendere a qualcuno è condurlo a voler conoscere Gesù, ascoltare Gesù, seguire Gesù, perché soltanto Gesù può soddisfare la sete del cuore umano con la felicità per la quale siamo stati creati”.
Rendere testimonianza
Un giorno, uscendo dal convento, san Francesco incontrò frate Ginepro. Era un frate semplice e buono e san Francesco gli voleva molto bene. Incontrandolo gli disse: “Frate Ginepro, vieni, andiamo a predicare”. “Padre mio” rispose, “sai che ho poca istruzione. Come potrei parlare alla gente?”.
Ma poiché san Francesco insisteva, frate Ginepro acconsentì. Girarono per tutta la città, pregando in silenzio per tutti coloro che lavoravano nelle botteghe e negli orti. Sorrisero ai bambini, specialmente a quelli più poveri. Scambiarono qualche parola con i più anziani. Accarezzarono i malati. Aiutarono una donna a portare un pesante recipiente pieno d’acqua. Dopo aver attraversato più volte tutta la città, san Francesco disse: “Frate Ginepro, è ora di tornare al convento”. “E la nostra predica?”. “L’abbiamo fatta… L’abbiamo fatta” rispose sorridendo il santo. Se hai in tasca il profumo del muschio non hai bisogno di raccontarlo a tutti. Il profumo parlerà in tua vece. La predica migliore sei tu.
DOMANDE
La sinodalità è a servizio della missione della Chiesa, a cui tutti i suoi membri sono chiamati a partecipare.
Poiché siamo tutti discepoli missionari, in che modo ogni battezzato è chiamato a partecipare alla missione della Chiesa?
Cosa impedisce ai battezzati di essere attivi nella missione? Quali aree di missione stiamo trascurando?
La catechesi è esercitata in una logica di corresponsabilità?
Come la vita di carità, le iniziative di solidarietà, sono vissute quale elemento costitutivo della missione della Chiesa?
Come le comunità parrocchiali si prendono a cuore la formazione iniziale dei presbiteri?
Come le nostre comunità sostengono i suoi membri che servono la società in vari modi (impegno sociale e politico, ricerca scientifica, educazione, promozione della giustizia sociale, tutela dei diritti umani, cura dell’ambiente, ecc.)? In che modo la Chiesa aiuta questi membri a vivere il loro servizio alla società in modo missionario?
Come è assunto il progetto pastorale diocesano e come è vissuto il rapporto con gli uffici pastorali diocesani?
Come nella costruzione del Regno di Dio possono contribuire anche quanti non si riconoscono come credenti e come riteniamo di poter tessere reti di collaborazione e di scambio?
Quarta scheda di riflessionee catechesi CELEBRARE
“Camminare insieme” è possibile solo se si fonda sull’ascolto comunitario della Parola e sulla celebrazione dell’Eucaristia.
At 2,42 - 45 Sommario della comunità cristiana Le quattro perseveranza che troviamo in questo sommario di Atti da sempre sono i segni particolari di una comunità cristiana.
Atti 2,42-45
42Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. 43Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. 44Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; 45vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. 46Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, 47lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
“Erano assidui nell’insegnamento degli apostoli…” Erano assidui: o partecipavano con perseveranza. La costruzione è perifrastica: verbo essere + participio. Il verbo pros-karterein significa rimanere forte, perseverare, resistere, avere costanza; esprime dunque attaccamento perseverante. In At in parte il verbo viene usato con il significato del tutto profano di indicare una durata , ma altrove designa l’atteggiamento spirituale della comunità. “L’elemento fondamentale che qualifica la comunità è la perseveranza o fedeltà nell’impegno assunto.... Il verbo... con una risonanza liturgica e cultuale, sottolinea... l’atteggiamento di dedizione costante e impegnata dei convertiti.” all’insegnamento (didachê) degli apostoli: il termine didachê nella lingua greca significa “insegnamento e dottrina comunicata per mezzo dell’istruzione”. In Atti 2,42 e 5,28 didachê indica l’insegnamento degli apostoli riguardo a Gesù. “Con questa espressione bisogna intendere una realtà differente dalla proclamazione iniziale della buona novella (il kerygma), che ha portato gli ascoltatori alla fede e al battesimo. Si tratta di un’istruzione in profondità dei nuovi cristiani”. “Il contenuto abbraccia la rilettura dei testi biblici alla luce del Cristo, il richiamo degl’insegnamenti di Gesù per guidare le scelte pratiche dei credenti.” “Non si limita dunque all’insegnamento di Gesù che gli apostoli sono chiamati a trasmettere, o alla catechesi della comunità, ma include l’insieme della predicazione apostolica diventata normativa per l’intera chiesa”
Assidui nell’unione fraterna La comunione o koinōnía Il termine “unione fraterna” traduce la parola greca koinōnía. La koinōnía è: - la relazione fraterna:
“Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me la destra in segno di comunione…” (Gal 2,9). - l’aiuto concreto dato ai fratelli e sorelle in difficoltà:“La Macedonia e l’Acaia hanno voluto fare una colletta a favore di poveri che sono nella comunità di Gerusalemme” (Rm 15,26).14 - la relazione con Gesù, a cui Dio ci ha chiamati:”Fedele è Dio, dal quale siete stati chiamati alla comunione del Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro!” (1Cor 1,9). “Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1Cor 10,16s). - frutto dell’annuncio:“Quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. … Dio è luce e in lui non ci sono tenebre. Se diciamo che siamo in comunione con lui e camminiamo nelle tenebre, mentiamo e non mettiamo in pratica la verità. Se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, sia in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1Gv 1,3…7). La koinōnía avviene grazie allo Spirito Santo: “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e
la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi” (2Cor 13,13).
: Erano assidui… nella frazione del pane La frazione del pane Nel Giudaismo, ‘frazione del pane’ indica generalmente lo spezzare il pane (e la benedizione), con la quale il padre di famiglia dà inizio al pasto. In Luca l’espressione indica la celebrazione eucaristica., a carattere domestico (“nelle case” At 2,46). “Il termine ‘frazione del pane’, anche se al primo momento richiama il rito sacramentale, in realtà sottolinea l’aspetto di compartecipazione nell’unità, che caratterizza la celebrazione cristiana; dato che anche la vita quotidiana della comunità rispecchiava, secondo Luca, questa unità e questa comunione. Nella linea di pensiero ereditata dagli Ebrei, i cristiani hanno certamente visto nella frazione del pane il simbolo dell’unità cercata da Cristo riunendo i fedeli”. Un gesto che fa memoria Spezzando il pane ai figli, il padre e la madre esprimono la sollecitudine per loro. Spezzando il pane per i discepoli, Gesù dice parole che nessuno avrebbe potuto immaginare. “Prendete e mangiate: questo è il mio corpo...” (Lc 22,19p). Una vita può essere un pane? Non ci bastava dunque il pane che già c’era, maturato nei campi, macinato nei mulini, cotto nei forni? Quale pane ancora? Perché il Signore aveva inventato questo gesto? I discepoli l’hanno compreso dopo la resurrezione, grazie al dono dello Spirito. Gesù ha lasciato il segno di ciò che stava per accadere: la sua vita spezzata per la vita di tutti. L’alleanza nuova celebrata nel suo sangue. L’eucaristia non è solo un segno, ma sacramento, presenza reale di Cristo attraverso e al di là dei segni. L’Eucaristia, a differenza del cibo ordinario che noi trasformiamo in noi stessi, ci assimila a Gesù. Comunicandoci davvero, dovremmo poter dire con Paolo: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma cristo vive in me. Questa vita che io vivo nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2,20). E come unico pane condiviso, l’eucaristia ci cementa fra di noi, come corpo di Cristo. Sulla mano ci viene deposto Cristo nel sacramento del pane, ma anche ogni mio fratello e sorella. Per questo non posso comunicarmi escludendo qualcuno.
: “Erano assidui … nelle preghiere” Erano assidui: Nel Nuovo Testamento, spesso si collega l’assiduità, la perseveranza, alla preghiera: • “Pietro dunque era tenuto in prigione, mentre una preghiera saliva incessantemente a Dio dalla Chiesa per lui” (At 12,5). • “Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera...” (Rm 12,12); • “Perseverate nella preghiera” (Col 4,2; cf. Lc 11,1-13; 18,1-8); • “Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiera e di suppliche nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi...”. nelle preghiere: con “le preghiere” (al plurale), Luca si riferisce probabilmente alle preghiere fatte ad ora fissa (tre volte al giorno), secondo l’uso giudaico. In At 2,46 si dice: “Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio” e poco dopo, in 3,1 si dice che “Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera verso le tre del pomeriggio”. Possiamo supporre che i credenti recitavano i salmi, ma anche cantici e suppliche proprie, quali il Padre nostro. La comunità primitiva sembra aver praticato abitualmente la preghiera in comune, sia nel culto (cf. anche 1Cor 11,4s; 14,13- 16.26) che in ambito più ristretto: “Pietro si recò alla casa di Maria, madre di Giovanni detto anche Marco, dove si trovava un buon numero di persone raccolte in preghiera” (At 12,12). Luca evidenzia come tutti i momenti importanti della vita di Gesù, dei suoi discepoli e della comunità sono segnati dalla preghiera; tutte le decisioni importanti sono prese nella preghiera. Come è stato per Gesù18, cosi è per la comunità19.
DOMANDE
Come la preghiera e la liturgia ispirano le decisioni più importanti nella vita della comunità, gli atteggiamenti e le iniziative di più ampia condivisione?
Che cosa ci ha insegnato il tempo della pandemia sulla vita liturgica della nostra comunità?
Come promuoviamo uno stile di ascolto della Parola di Dio nella vita quotidiana delle persone?
Ci preoccupiamo di annunciare la Parola in maniera nitida?
Come promuoviamo la partecipazione attiva di tutti i fedeli alla liturgia?
Quanto riusciamo a rendere le nostre liturgie limpida celebrazione dell’azione trasformatrice della grazia? Quanto sappiamo accogliere in esse la vita del mondo?
Quale spazio viene dato all’esercizio dei ministeri del lettorato e dell’accolitato?
TERZA SCHEDA DI RIFLESSIONE E CATECHESI PRENDERE LA PAROLA
Tutti sono invitati a parlare con coraggio e parresia, cioè integrando libertà, verità e carità.
Gal 2,9 - 11 Incidente di Antiochia tra Pietro e Paolo
1 Quattordici anni dopo, andai di nuovo a Gerusalemme in compagnia di Bàrnaba, portando con me anche Tito: 2vi andai però in seguito a una rivelazione. Esposi loro il Vangelo che io annuncio tra le genti, ma lo esposi privatamente alle persone più autorevoli, per non correre o aver corso invano. 3Ora neppure Tito, che era con me, benché fosse greco, fu obbligato a farsi circoncidere; 4e questo contro i falsi fratelli intrusi, i quali si erano infiltrati a spiare la nostra libertà che abbiamo in Cristo Gesù, allo scopo di renderci schiavi; 5ma a loro non cedemmo, non sottomettendoci neppure per un istante, perché la verità del Vangelo continuasse a rimanere salda tra voi.
6Da parte dunque delle persone più autorevoli - quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non guarda in faccia ad alcuno - quelle persone autorevoli a me non imposero nulla. 7Anzi, visto che a me era stato affidato il Vangelo per i non circoncisi, come a Pietro quello per i circoncisi - 8poiché colui che aveva agito in Pietro per farne un apostolo dei circoncisi aveva agito anche in me per le genti - 9e riconoscendo la grazia a me data, Giacomo, Cefa e Giovanni, ritenuti le colonne, diedero a me e a Bàrnaba la destra in segno di comunione, perché noi andassimo tra le genti e loro tra i circoncisi. 10Ci pregarono soltanto di ricordarci dei poveri, ed è quello che mi sono preoccupato di fare.
11Ma quando Cefa venne ad Antiòchia, mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto. 12Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma, dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. 13E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, tanto che pure Bàrnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. 14Ma quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del Vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei?».
15Noi, che per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori, 16sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato per le opere della Legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù per essere giustificati per la fede in Cristo e non per le opere della Legge; poiché per le opere della Legge non verrà mai giustificato nessuno.
17Se pertanto noi che cerchiamo la giustificazione in Cristo siamo trovati peccatori come gli altri, Cristo è forse ministro del peccato? Impossibile! 18Infatti se torno a costruire quello che ho distrutto, mi denuncio come trasgressore. 19In realtà mediante la Legge io sono morto alla Legge, affinché io viva per Dio. Sono stato crocifisso con Cristo, 20e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. 21Dunque non rendo vana la grazia di Dio; infatti, se la giustificazione viene dalla Legge, Cristo è morto invano.
Il coraggio della verità consente a Paolo di manifestare il suo dissenso rispetto ad un atteggiamento ambiguo di Pietro…La parresia(franchezza nel parlare) è parola che accompagna gli atti degli apostoli dall’inizio alla fine ed è la garanzia di parlare a nome di Dio.
la parrhesia come «la franchezza, l’apertura di cuore, l’apertura di parola, l’apertura di linguaggio, la libertà di parola». Non si tratta però di dire ciò che si vuole nella forma che si vuole, perché la parrhesia è per sua natura un atteggiamento etico, in quanto quel che si ha da dire, lo si dice «sia perché è necessario, sia perché è utile, sia infine perché è vero». Dunque la parrhesia è legata alla verità e al bene, e ciò esclude da essa la calunnia, la diffamazione, la disinformazione, mentre è ammessa la satira.
È interessante esaminare come i primi cristiani, e in particolare gli apostoli e i martiri, hanno esercitato la parrhesia sia all’interno delle comunità dei credenti – in cui i rapporti sin da principio risultano essere caratterizzati dalla franchezza, sempre salvaguardando la carità – sia nei confronti dello Stato romano. I cristiani erano
cittadini leali, pregavano per l’imperatore e per le pubbliche autorità, ma rifiutavano di obbedire a quegli ordini o a quei costumi che implicavano un riconoscimento dell’idolatria o calpestavano la dignità umana. Per questo «il martire è il “parresiasta” per eccellenza», come scrive lo stesso Foucalt. Qui si vede come la parrhesia possa essere espressa anche senza parole, nel rifiuto di compiere un determinato gesto per motivi di coscienza.
"Nell'antica Grecia fu individuata questa virtù. Si tratta del diritto e del dovere attribuito al cittadino, e specie all'uomo pubblico, di dire tutto, di non frapporre filtri o deformazioni o censure fra ciò che pensa e ciò che dice: dire tutto, e quindi, dire la verità. Questo non sempre è conveniente, anzi, impone rischi e quindi richiede coraggio. Rinunciare a incatenare - quindi a compiacere, ad irretire, e dover esiliare il furbesco e il desiderabile - può mettere in pericolo il proprio guadagno, la propria adulata soddisfazione, il proprio consenso e la stabilità conquistata. E questo vale tanto nel rapporto con gli altri che con sé stessi. Si tratta di una scelta che non è mai gratuita: esprimere la verità chiede sempre un costo - in amicizia, in soldi, in voti elettorali; si tratta però anche di una scelta da cui dipende la libertà.
In un mondo in cui le falsità sottili e accomodanti - di etichetta, di amor della pace, di ragion di Stato - regnano sulla società democratica, tanto chi trama quanto chi beve la menzogna è schiavo (anche chi tiene la catena è incatenato).
La parresia è una virtù civile, trasparente, luminosa, modesta e priva di cerimonie - in una parola, socratica - che purga gli ascessi della civile società".
DOMANDE
Come promuoviamo all’interno della comunità e dei suoi organismi uno stile comunicativo libero e autentico, senza doppiezze e opportunismi?
Come riusciamo a dare spazio alla parola di tutti nel consiglio pastorale parrocchiale?
Cosa permette o impedisce di parlare con coraggio, franchezza e responsabilità nella nostra Chiesa locale e nella società?
Quanto e come riusciamo a dire quello che ci sta a cuore in ordine alle questioni della vita della Chiesa e della vita del territorio che condividiamo con tutti?
Come funziona il rapporto con il sistema dei media (non solo quelli cattolici)? Come riusciamo a valorizzarle i media come risorsa? Chi parla a nome della comunità cristiana e come viene scelto?
SECONDA SCHEDA DI RIFLESSIONE E CATECHESI
ASCOLTARE
L’ascolto è il primo passo, ma richiede di avere mente e cuore aperti, senza pregiudizi.
Apocalisse1,3-11 Ascolto di Dio
Rivelazione di Gesù Cristo, al quale Dio la consegnò per mostrare ai suoi servi le cose che dovranno accadere tra breve. Ed egli la manifestò, inviandola per mezzo del suo angelo al suo servo Giovanni, 2il quale attesta la parola di Dio e la testimonianza di Gesù Cristo, riferendo ciò che ha visto. 3Beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e custodiscono le cose che vi sono scritte: il tempo infatti è vicino.
4Giovanni, alle sette Chiese che sono in Asia: grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, e dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono, 5e da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, 6che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen.
7Ecco, viene con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e per lui tutte le tribù della terra si batteranno il petto. Sì, Amen! 8Dice il Signore Dio: Io sono l'Alfa e l'Omèga, Colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente!
9Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. 10Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: 11«Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa».
Noi siamo ec-clesia cioè chiamati da Qualcuno . Se è decisiva la presenza di Dio quando ci riuniamo due o tre nel suo nome, ancora di più importante è la sua parola,
Domande
Sappiamo ascoltare Dio che ci parla?
C’è un ascolto personale e uno comunitario;
Quando siamo in ascolto del Signore personalmente??
Quando lo ascoltiamo in forma pubblica?
Quali momenti significativi abbiamo avuto negli ultimi tempi per ascoltare La Parola di Dio?
Lettera di Giacomo:
Lo sapete, fratelli miei carissimi: ognuno sia pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira. 20Infatti l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. 21Perciò liberatevi da ogni impurità e da ogni eccesso di malizia, accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. 22Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi; 23perché, se uno ascolta la Parola e non la mette in pratica, costui somiglia a un uomo che guarda il proprio volto allo specchio: 24appena si è guardato, se ne va, e subito dimentica come era. 25Chi invece fissa lo sguardo sulla legge perfetta, la legge della libertà, e le resta fedele, non come un ascoltatore smemorato ma come uno che la mette in pratica, questi troverà la sua felicità nel praticarla.
26Se qualcuno ritiene di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana. 27Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.
2.1Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. 2Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. 3Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», 4non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi?
5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?
3.1Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che riceveremo un giudizio più severo: 2tutti infatti pecchiamo in molte cose. Se uno non pecca nel parlare, costui è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo. 3Se mettiamo il morso in bocca ai cavalli perché ci obbediscano, possiamo dirigere anche tutto il loro corpo. 4Ecco, anche le navi, benché siano così grandi e spinte da venti gagliardi, con un piccolissimo timone vengono guidate là dove vuole il pilota. 5Così anche la lingua: è un membro piccolo ma può vantarsi di grandi cose. Ecco: un piccolo fuoco può incendiare una grande foresta! 6Anche la lingua è un fuoco, il mondo del male! La lingua è inserita nelle nostre membra, contagia tutto il corpo e incendia tutta la nostra vita, traendo la sua fiamma dalla Geènna. 7Infatti ogni sorta di bestie e di uccelli, di rettili e di esseri marini sono domati e sono stati domati dall’uomo, 8ma la lingua nessuno la può domare: è un male ribelle, è piena di veleno
mortale. 9Con essa benediciamo il Signore e Padre e con essa malediciamo gli uomini fatti a somiglianza di Dio. 10Dalla stessa bocca escono benedizione e maledizione. Non dev’essere così, fratelli miei! 11La sorgente può forse far sgorgare dallo stesso getto acqua dolce e amara? 12Può forse, miei fratelli, un albero di fichi produrre olive o una vite produrre fichi? Così una sorgente salata non può produrre acqua dolce.
13Chi tra voi è saggio e intelligente? Con la buona condotta mostri che le sue opere sono ispirate a mitezza e sapienza. 14Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non dite menzogne contro la verità. 15Non è questa la sapienza che viene dall’alto: è terrestre, materiale, diabolica; 16perché dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. 17Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. 18Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.
4. 1Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non vengono forse dalle vostre passioni che fanno guerra nelle vostre membra? 2Siete pieni di desideri e non riuscite a possedere; uccidete, siete invidiosi e non riuscite a ottenere; combattete e fate guerra! Non avete perché non chiedete; 3chiedete e non ottenete perché chiedete male, per soddisfare cioè le vostre passioni. 4Gente infedele! Non sapete che l’amore per il mondo è nemico di Dio?
Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. 5O forse pensate che invano la Scrittura dichiari: «Fino alla gelosia ci ama lo Spirito, che egli ha fatto abitare in noi»? 6Anzi, ci concede la grazia più grande; per questo dice: Dio resiste ai superbi,
5. 1E ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! 2Le vostre ricchezze sono marce, 3i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! 4Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. 5Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. 6Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.
7Siate dunque costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. 8Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. 9Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. 10Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. 11Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.
12Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra e non fate alcun altro giuramento. Ma il vostro «sì» sia sì, e il vostro «no» no, per non incorrere nella condanna.
13Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti inni di lode. 14Chi è malato, chiami presso di sé i presbìteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. 15E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. 16Confessate perciò i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto potente è la preghiera fervorosa del giusto. 17Elia era un uomo come noi: pregò intensamente che non piovesse, e non piovve sulla terra per tre anni e sei mesi. 18Poi pregò di nuovo e il cielo diede la pioggia e la terra produsse il suo frutto.
19Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, 20costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore lo salverà dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati.
DOMANDE
Verso chi la nostra comunità è “in debito di ascolto”? In che modo Dio ci sta parlando attraverso voci che a volte ignoriamo? Quali sono i limiti della nostra capacità di ascolto, specialmente verso coloro che hanno punti di vista diversi dai nostri? Come vengono ascoltati i laici, in particolare giovani e donne? Come integriamo il contributo di consacrate e consacrati? Che spazio ha la voce delle minoranze, delle persone emarginate e degli esclusi? Come riusciamo ad ascoltare le persone che hanno una storia di migrazione? Come riusciamo ad ascoltare chi si sente ai margini perché vive situazioni familiari difficili? Come riusciamo ad ascoltare chi ha un credo religioso diverso dal nostro? Come ascoltiamo il contesto sociale e culturale in cui viviamo? Come vengono ascoltati quanti sono impegnati a diverso livello nel mondo della cultura, dell’educazione, dell’economia, della politica, quanti lavorano per la costruzione di un mondo più giusto? Quanto le nostre comunità sanno stare tra la gente, sostenere ed accogliere la storia dei luoghi dove il Signore ci chiama ad annunciare il Vangelo?
PRIMA SCHEDA DI CATECHESI E RIFLESSIONE
I COMPAGNI DI VIAGGIO
Atti 10
1 C'era in Cesarèa un uomo di nome Cornelio, centurione della coorte Italica, 2 uomo pio e timorato di Dio con tutta la sua famiglia; faceva molte elemosine al popolo e pregava sempre Dio. 3 Un giorno verso le tre del pomeriggio vide chiaramente in visione un angelo di Dio venirgli incontro e chiamarlo: «Cornelio!». 4 Egli lo guardò e preso da timore disse: «Che c'è, Signore?». Gli rispose: «Le tue preghiere e le tue elemosine sono salite, in tua memoria, innanzi a Dio. 5 E ora manda degli uomini a Giaffa e fa' venire un certo Simone detto anche Pietro. 6 Egli è ospite presso un tal Simone conciatore, la cui casa è sulla riva del mare». 7 Quando l'angelo che gli parlava se ne fu andato, Cornelio chiamò due dei suoi servitori e un pio soldato fra i suoi attendenti e, 8 spiegata loro ogni cosa, li mandò a Giaffa.
9 Il giorno dopo, mentre essi erano per via e si avvicinavano alla città, Pietro salì verso mezzogiorno sulla terrazza a pregare. 10 Gli venne fame e voleva prendere cibo. Ma mentre glielo preparavano, fu rapito in estasi. 11 Vide il cielo aperto e un oggetto che discendeva come una tovaglia grande, calata a terra per i quattro capi. 12 In essa c'era ogni sorta di quadrupedi e rettili della terra e uccelli del cielo. 13 Allora risuonò una voce che gli diceva: «Alzati, Pietro, uccidi e mangia!». 14 Ma Pietro rispose: «No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo». 15 E la voce di nuovo a lui: «Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo più profano». 16 Questo accadde per tre volte; poi d'un tratto quell'oggetto fu risollevato al cielo. 17 Mentre Pietro si domandava perplesso tra sé e sé che cosa significasse ciò che aveva visto, gli uomini inviati da Cornelio, dopo aver domandato della casa di Simone, si fermarono all'ingresso. 18 Chiamarono e chiesero se Simone, detto anche Pietro, alloggiava colà. 19 Pietro stava ancora ripensando alla visione, quando lo Spirito gli disse: «Ecco, tre uomini ti cercano; 20 alzati, scendi e va' con loro senza esitazione, perché io li ho mandati». 21 Pietro scese incontro agli uomini e disse: «Eccomi, sono io quello che cercate. Qual è il motivo per cui siete venuti?». 22 Risposero: «Il centurione Cornelio, uomo giusto e timorato di Dio, stimato da tutto il popolo dei Giudei, è stato avvertito da un angelo santo di invitarti nella sua casa, per ascoltare ciò che hai da dirgli». 23 Pietro allora li fece entrare e li ospitò.
Il giorno seguente si mise in viaggio con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. 24 Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli ed aveva invitato i congiunti e gli amici intimi. 25 Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio andandogli incontro si gettò ai suoi piedi per adorarlo. 26 Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Alzati: anch'io sono un uomo!». 27 Poi, continuando a conversare con lui, entrò e trovate riunite molte persone disse loro: 28 «Voi sapete che non è lecito per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza; ma Dio mi ha mostrato che non si deve dire profano o immondo nessun uomo. 29 Per questo sono venuto senza esitare quando mi avete mandato a chiamare. Vorrei dunque chiedere: per quale ragione mi avete fatto venire?». 30 Cornelio allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo recitando la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste 31 e mi disse: Cornelio, sono state esaudite le tue preghiere e ricordate le tue elemosine davanti a Dio. 32 Manda dunque a Giaffa e fa' venire Simone chiamato anche Pietro; egli è ospite nella casa di Simone il conciatore, vicino al mare. 33 Subito ho mandato a cercarti e tu hai fatto bene a venire. Ora dunque tutti noi, al cospetto di Dio, siamo qui riuniti per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato».
34 Pietro prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, 35 ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto. 36 Questa è la parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, recando la buona novella della pace, per mezzo di Gesù Cristo, che è il Signore di tutti. 37 Voi conoscete ciò che è accaduto in tutta la Giudea, incominciando dalla Galilea, dopo il battesimo predicato da Giovanni; 38 cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. 39 E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, 40 ma Dio lo ha risuscitato al terzo giorno e volle che apparisse, 41 non a tutto il popolo, ma a testimoni prescelti da Dio, a noi, che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. 42 E ci ha ordinato di annunziare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio. 43 Tutti i profeti gli rendono questa testimonianza: chiunque crede in lui ottiene la remissione dei peccati per mezzo del suo nome».
44 Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. 45 E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo; 46 li sentivano infatti parlare lingue e glorificare Dio. 47 Allora Pietro disse: «Forse che si può proibire che siano battezzati con l'acqua questi che hanno ricevuto lo Spirito Santo al pari di noi?». 48 E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Dopo tutto questo lo pregarono di fermarsi alcuni giorni.
Pietro Ebreo….Cornelio un pagano…. Le leggi ebraiche vietavano incontri con pagani tanto meno andare a casa...ci ci contaminava… la tovaglia dal cielo piena di alimenti “immondi” per gli ebrei….. Non dovranno più essere considerati immondi….le leggi ebraiche e i divieti ormai sono uperati….nessuno è immondo e nessuna cosa creata è immonda.
: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, 35 ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto.
….Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo scese sopra tutti coloro che ascoltavano il discorso. 45 E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si meravigliavano che anche sopra i pagani si effondesse il dono dello Spirito Santo….
Atti 8,5 Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. 6 E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. 7 Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi furono risanati. 8 E vi fu grande gioia in quella città.
9 V'era da tempo in città un tale di nome Simone, dedito alla magia, il quale mandava in visibilio la popolazione di Samaria, spacciandosi per un gran personaggio. 10 A lui aderivano tutti, piccoli e grandi, esclamando: «Questi è la potenza di Dio, quella che è chiamata Grande». 11 Gli davano ascolto, perché per molto tempo li aveva fatti strabiliare con le sue magie. 12 Ma quando cominciarono a credere a Filippo, che recava la buona novella del regno di Dio e del nome di Gesù Cristo, uomini e donne si facevano battezzare. 13 Anche Simone credette, fu battezzato e non si staccava più da Filippo. Era fuori di sé nel vedere i segni e i grandi prodigi che avvenivano.
14 Frattanto gli apostoli, a Gerusalemme, seppero che la Samaria aveva accolto la parola di Dio e vi inviarono Pietro e Giovanni.
15 Essi discesero e pregarono per loro perché ricevessero lo Spirito Santo; 16 non era infatti ancora sceso sopra nessuno di loro, ma erano stati soltanto battezzati nel nome del Signore Gesù. 17 Allora imponevano loro le mani e quelli ricevevano lo Spirito Santo.
18 Simone, vedendo che lo Spirito veniva conferito con l'imposizione delle mani degli apostoli, offrì loro del denaro 19 dicendo: «Date anche a me questo potere perché a chiunque io imponga le mani, egli riceva lo Spirito Santo». 20 Ma Pietro gli rispose: «Il tuo denaro vada con te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono di Dio. 21 Non v'è parte né sorte alcuna per te in questa cosa, perché il tuo cuore non è retto davanti a Dio. 22 Pentiti dunque di questa tua iniquità e prega il Signore che ti sia perdonato questo pensiero. 23 Ti vedo infatti chiuso in fiele amaro e in lacci d'iniquità». 24 Rispose Simone: «Pregate voi per me il Signore, perché non mi accada nulla di ciò che avete detto». 25 Essi poi, dopo aver testimoniato e annunziato la parola di Dio, ritornavano a Gerusalemme ed evangelizzavano molti villaggi della Samaria.
26 Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: «Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta». 27 Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, 28 se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. 29 Disse allora lo Spirito a Filippo: «Va' avanti, e raggiungi quel carro». 30 Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: «Capisci quello che stai leggendo?». 31 Quegli rispose: «E come lo potrei, se nessuno mi istruisce?». E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. 32 Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo:
Come una pecora fu condotto al macello
e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa,
così egli non apre la sua bocca.
33 Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato,
ma la sua posterità chi potrà mai descriverla?
Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita.
34 E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: «Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?». 35 Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. 36 Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: «Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato?». 37 38 Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. 39 Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino. 40 Quanto a Filippo, si trovò ad Azoto e, proseguendo, predicava il vangelo a tutte le città, finché giunse a Cesarèa.
La salvezza non si compra né tantomeno le capacità che lo Spirito suscita...ma Dio chiama tutti alla salvezza senza distinzione di lingua di razza di appartenenza….
DOMANDE
Nella Chiesa e nella società siamo sulla stessa strada fianco a fianco. Nella nostra comunità parrocchiale o comunità pastorale chi sono coloro che “camminano insieme”? Quando diciamo “la nostra parrocchia”, ‘la nostra comunità” chi ne fa parte? Chi ci chiede di camminare insieme? Con chi siamo disposti a farlo? Ci è stato chiesto in questi anni di ‘uscire’, verso chi abbiamo compiuto passi significativi al riguardo? Quali sono i compagni di viaggio, anche al di fuori del perimetro ecclesiale? Chi sono quelli che sembrano più lontani? Quali gruppi o individui sono lasciati ai margini?
La chiesa è la casa di tutti
Al via nelle diocesi il percorso del Sinodo
Dal 17 ottobre in tutta la chiesa e nella nostra diocesi dal 20 ottobre festa della Dedicazione della Cattedrale di Civita Castellana, è iniziato il cammino Sinodale della chiesa in Italia. Cosa significa la parola "Sinodo"?
Deriva dal greco syn-hodos, letteralmente “camminare insieme”. Non un parlamento né una indagine sociologica , ma dice Papa Francesco, intervenendo al Momento di Riflessione per l’ inizio del Processo Sinodale “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”. Il Papa mette subito in chiaro che «il protagonista di questo processo è lo Spirito Santo». «Ribadisco che questo non è un parlamento, non è una indagine sulle opinioni, ma è un momento ecclesiale e il protagonista è lo Spirito santo, se non c’ è lo Spirito non ci sarà sinodo». L’ obiettivo è quello, facendosi guidare dallo Spirito, di «andare avanti insieme, di ascoltarci reciprocamente e di avviare un discernimento del nostro tempo, diventando solidali con le fatiche e i desideri dell’ umanità».Il Papa indica tre parole chiave - comunione, partecipazione, missione «Comunione e missione sono espressioni teologiche che designano il mistero della Chiesa e di cui è bene fare memoria», sottolinea Francesco. «Due parole attraverso cui la Chiesa contempla e imita la vita della Santissima Trinità, mistero di comunione ad intra e sorgente di missione ad extra. Il Sinodo, invece, apre delle opportunità: quella di una Chiesa strutturalmente sinodale, «un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare», di «una Chiesa dell’ ascolto: di prenderci una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. Quanto ci manca oggi la preghiera di adorazione, tanti hanno perso non solo l’ abitudine, ma la nozione di adorazione». Un’ altra opportunità è diventare «una Chiesa della vicinanza, torniamo sempre allo stile di Dio, lo stile di Dio è vicinanza, compassione e tenerezza. Infine il Papa torna sul protagonismo dello Spirito Santo che «è Colui che ci guida dove Dio vuole e non dove ci porterebbero le nostre idee e i nostri gusti personali. Il padre Congar, santa memoria ricordava: “Non bisogna fare un’ altra Chiesa, bisogna fare una Chiesa diversa” e questa è la sfida». E, per questo, conclude l’ intervento con l’ invocazione: «Vieni, Spirito Santo. Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita, preservaci dal diventare una Chiesa da museo, bella ma muta, con tanto passato e poco avvenire. Vieni tra noi, perché nell’ esperienza sinodale non ci lasciamo sopraffare dal disincanto, non annacquiamo la profezia, non finiamo per ridurre tutto a discussioni sterili. Vieni, Spirito santo d’ amore, apri i nostri cuori all’ ascolto. Vieni, Spirito di santità, rinnova il santo Popolo fedele di Dio. Vieni, Spirito creatore, fai nuova la faccia della terra. Amen».
(DAL NOTIZIARIO PARROCCHIALE DEL MESE DI nOVEMBRE 2021)
Lettera alle donne e agli uomini di buona volontà
I Vescovi Italiani nel promuovere il Sinodo che Papa Francesco ha voluto per la chiesa, hanno scritto una lettera a tutti i cristiani per spiegare il senso e il significato del Sinodo
Carissima, carissimo, tu che desideri una vita autentica, tu che sei assetato di bellezza e di giustizia, tu che non ti accontenti di facili risposte, tu che accompagni con stupore e trepidazione la crescita dei figli e dei nipoti, tu che conosci il buio della solitudine e del dolore, l’inquietudine del dubbio e la fragilità della debolezza, tu che ringrazi per il dono dell’amicizia, tu che sei giovane e cerchi fiducia e amore, tu che custodisci storie e tradizioni antiche, tu che non hai smesso di sperare e anche tu a cui il presente sembra aver rubato la speranza, tu che hai incontrato il Signore della vita o che ancora sei in ricerca o nel dubbio…desideriamo incontrarti! Desideriamo camminare insieme a te nel mattino delle attese, nella luce del giorno e anche quando le ombre si allungano e i contorni si fanno più incerti. Davanti a ciascuno ci sono soglie che si possono varcare solo insieme perché le nostre vite sono legate e la promessa di Dio è per tutti, nessuno escluso. Ci incamminiamo seguendo il passo di Gesù, il Pellegrino che confessiamo davanti al mondo come il Figlio di Dio e il nostro Signore; Egli si fa compagno di viaggio, presenza discreta ma fedele e sincera, capace di quel silenzio accogliente che sostiene senza giudicare, e soprattutto che nasce dall’ascolto. “Ascolta!” è l’imperativo biblico da imparare: ascolto della Parola di Dio e ascolto dei segni dei tempi, ascolto del grido della terra e di quello dei poveri, ascolto del cuore di ogni donna e di ogni uomo a qualsiasi generazione appartengano. C’è un tesoro nascosto in ogni persona, che va contemplato nella sua bellezza e custodito nella sua fragilità. Il Cammino sinodale è un processo che si distenderà fino al Giubileo del 2025 per riscoprire il senso dell’essere comunità, il calore di una casa accogliente e l’arte della cura. Sogniamo una Chiesa aperta, in dialogo. Non più “di tutti” ma sempre “per tutti”. Abbiamo forse bisogno oggi di rallentare il passo, di mettere da parte l’ansia per le cose da fare, rendendoci più prossimi. Siamo custodi, infatti, gli uni degli altri e vogliamo andare oltre le logiche accomodanti del si è sempre fatto così, seguendo il pressante appello di Papa Francesco che, fin dall’esordio del suo servizio, invita a “camminare, costruire, confessare”. La crisi sanitaria ha rivelato che le vicende di ciascuno si intrecciano con quelle degli altri e si sviluppano insieme ad esse. Anzi, ha drammaticamente svelato che senza l’ascolto reciproco e un cammino comune si finisce in una nuova torre di Babele. Quando, per contro, la fraternità prende il sopravvento sull’egoismo individuale, dimostra che non si tratta più di un’utopia. Ma di un modo di stare al mondo che diventa criterio politico per affrontare le grandi sfide del momento presente. Questo è il senso del nostro Cammino sinodale: ascoltare e condividere per portare a tutti la gioia del Vangelo. È il modo in cui i talenti di ciascuno, ma anche le fragilità, vengono a comporre un nuovo quadro in cui tutti hanno un volto inconfondibile. Una nuova società e una Chiesa rinnovata. Una Chiesa rinnovata per una nuova società. Ci stai? Allora camminiamo insieme con entusiasmo. Il futuro va innanzitutto sognato, desiderato, atteso. Ascoltiamoci per intessere relazioni e generare fiducia. Ascoltiamoci per riscoprire le nostre possibilità; ascoltiamoci a partire dalle nostre storie, imparando a stimare talenti e carismi diversi. Certi che lo scambio di doni genera vita.Donare è generare. Grazie