Il patrono della Comunità cristiana di Caprarola è
S. Egidio Abate.
LA SUA VITA
Egidio, che significa “figlio del Mar Egeo”, nacque in Grecia, ad Atene, da genitori nobili e cristiani, tra il VI e il VII secolo. Fin dalla più tenera età cominciò ad amare la preghiera, la vita virtuosa e lo studio. Era attento ai bisogni dei poveri e dei malati che aiutava spiritualmente e materialmente. Rimasto orfano ancora molto giovane, sentì forte nel suo cuore l’amore di Cristo che lo chiamava a seguirlo nella povertà e nella penitenza. Rinunciò quindi in favore dei poveri all’immenso patrimonio che aveva ereditato e “impoverendosi si arricchiva perché cambiava i beni temporali con i tesori eterni” (Vita , scritta da un monaco nel X secolo). Intanto, pur vivendo ancora in casa, conduceva una vita solitaria e di intensa preghiera. La domenica andava in Chiesa per partecipare alle celebrazioni liturgiche e ben presto la sua fama di santità cominciò a divulgarsi dappertutto. Egli però non amava mettersi in mostra. Anzi, afferrato dall’amore di Cristo, si sentiva spinto a seguirlo più da vicino desideroso di abbracciare con gioia la vita eremitica in una terra lontana. Imbarcatosi per la Gallia, Egidio trovò nella Provenza il luogo ideale per realizzare il suo ideale evangelico. Ad Arles, alla scuola del santo Vescovo Cesario, per due anni si formò alla vita monastica partecipando anche alla vita ecclesiale. Ma poi, non potendo rinunciare all’ideale eremitico, fuggì dalla città cercando un luogo solitario.
LA VITA EREMITICA
“Egidio attraversò il Rodano e cominciò a cercare presso le rive del fiume Gardone un ritiro adatto a condurre la vita che desiderava. Per volontà divina incontrò un certo eremita di nome Veredemo, insigne per santità e miracoli. Quest’uomo dimorava in una cavità della roccia… Egidio allora decise di vivere insieme a lui un certo tempo per riceverne istruzione ed edificazione” . In questa convivenza monastica i due santi asceti, come due stelle, si illuminavano reciprocamente edificando anche i poveri e i malati che per le loro preghiere ricevevano grazie e guarigioni. Ma il nostra Santo temendo, ancora una volta, che la fama dei miracoli gli donasse troppa gloria presso la gente togliendogli il merito davanti a Dio, si allontanò da Veredemo andando a vivere in un luogo più selvaggio e deserto. Trovò una grotta con accanto una piccola sorgente e qui rimase per tre anni offrendo se stesso in sacrificio a Dio per la salvezza degli uomini. In tanto rigore il Signore gli aveva fatto dono di una cerva che viveva con lui e che ogni giorno gli offriva il suo latte. A causa di questo animale che un giorno venne inseguito dalla muta reale del re dei Goti, che si trovava a caccia da quelle parti, il nostro eremita venne inavvertitamente colpito da una freccia. Fu questa l’occasione che, ancora una volta, fa uscire il nostro Santo dal suo nascondimento. Il re Flavio per sdebitarsi gli fece dono del terreno dove si trovava la cella eremitica, anzi gli fece costruire un monastero “per riunirvi altri servi di Dio che, professando la regola monastica, potessero servire il Signore giorno e notte”.
PADRE DEI MONACI
Dietro le insistenze del re, anche se contro voglia, il nostro eremita accetta di guidare il monastero e di diventare il padre spirituale dei monaci. “Il re ne rimase molto contento e fece costruire due chiese sul luogo e secondo le grandezze volute da Sant’Egidio. Una fu edificata proprio accanto alla grotta del Santo, nella quale egli da solo, finché visse, trascorreva le notti in intense veglie di preghiera”.. Se il giorno è tutto dedito alla vita comunitaria e alla guida dei monaci per i quali Egidio non risparmia nessun sacrificio al tramonto del sole si ritira nella sua grotta solitaria. E’ qui che lo attira l’amore di Cristo per parlare al suo cuore: “Alzati e vieni, o mia colomba che stai nelle fenditure della roccia!” (Cant. 2,13-14). In seguito, su richiesta insistente dei suoi monaci, l’uomo di Dio viene ordinato sacerdote. “Innalzato al vertice di questo onore, che per lui veramente è proprio un peso, Egidio cominciò da allora ad affliggere maggiormente il proprio corpo, già abbastanza consumato dall’astinenza, con veglie, digiuni e preghiere più intense” . Tanto rigore di vita è frutto dell’amore che lo spinge a imitare sempre di più Cristo buon Pastore che si sacrifica per le sue pecorelle e che ci invita a seguirlo per la via stretta della penitenza e della croce. Se però era duro con se stesso, era dolce e discreto con gli altri. Difatti trattava coloro che dirigeva “con una moderazione così discreta che, sebbene li esortasse a portare ogni giorno la Croce del Signore, da tutti veniva onorato più per amore che per timore” .
L’AMORE VERSO I BISOGNOSI
L’amore verso Dio, nutrito dalla preghiera continua, dalle lettura spirituale e dal sacrificio eucaristico, lo rende molto attento e misericordioso verso lo sofferenze del prossimo. Già da ragazzo, un giorno mentre si recava a Messa, incontrando un povero infermo che giaceva in mezzo ad una piazza di Atene, non avendo altro da dare, lo rivestì con la sua tunica. Dio lo arricchì anche con il carisma dei miracoli per cui spesso con la sua intercessione i malati guarivano, la terra arida tornava fertile, le tempeste si calmavano, gli indemoniati venivano liberati. A questo proposito un giorno, in un angolo di una chiesa, uno spirito maligno cominciò a gridare per bocca di un indemoniato: “ O Egidio, quanti tormenti patisco per causa tua! Almeno per un po’ smettila di pregare!” . Un’altra volta, celebrando la la Santa Messa, ottenne la grazia del perdono per il re dei Franchi il quale si vergognava di confessare un terribile misfatto commesso. Da allora l’abate Egidio venne ricercato anche come ministro della riconciliazione e potente intercessore presso Dio per ottenere la remissione dei peccati.
SANT’EGIDIO NEI SECOLI
Il seguace di Cristo muore il 1° settembre in un anno imprecisato tra il VIIe l’VIII secolo. La fama della sua santità si diffonde ben presto in tutta l’Europa e la sua tomba diventa una delle mete di pellegrinaggio più frequentate dalla cristianità. Onorato come un grande Santo, Sant’Egidio diventa rapidamente il protettore che spesso viene invocato e del quale si ottengono numerose grazie. In particolare si rivela come un potente difensore contro ogni tipo di paura, LE MALATTIE NERVOSE, LE FEBBRI MALIGNE, IL CANCRO. Sant’Egidio in certe regioni è invocato come intercessore contro le malattie del bestiame. Insomma è un potente protettore al quale non ci si rivolge invano: “Il beatissimo S. Egidio è il più sollecitato di tutti i santi a giungere in soccorso dei bisognosi, dei tribolati e degli afflitti che a lui si rivolgono” (guida del pellegrino di Compostela, sec. XII). Per questo è annoverato tra i 14 “Santi Ausiliari” , venerati dal popolo cristiano come i più soccorritori del Paradiso. Come conseguenza di questo culto sono sorte in onore del nostro santo, chiese e cappelle un po’ in tutto il mondo.
PREGHIERA A S. EGIDIO ABATE
O nostro Grande Protettore S. Egidio Abate, che nella tua vita hai osservato costantemente i consigli evangelici, ottienici dal Signore la grazia di farci illuminare e guidare dalla sua Parola e non dai piaceri di questa vita. Come nostro amato protettore allontana da noi le discordie, le rivalità, la superbia, gli egoismi; donaci il tuo aiuto perchè possiamo vivere secondo l'umiltà, povertà, preghiera e penitenza praticare il vero amore secondo le parole di Gesù per vivere nella pace. Difendici dai mali del corpo e dello spirito, proteggi il paese, le sue famiglie e i suoi abitanti da ogni disgrazia e da ogni male, e soprattutto ottienici la grazia della nostra salvezza eterna. Per Cristo nostro Signore. Amen.
INNO A S. EGIDIO ABATE
Col santo Confessore
dal popolo onorato
pio eleviamo un cantico
a Dio che l'ha premiato.
Rit. O Santo Egidio in cielo
prega per noi il Signore,
per noi che Caprarola
affidiamo al tuo cuore.
Pio fidente ed umile
di vita intemerata,
l'alma fulgida e bella
risplende in ciel beata. Rit.
Per la sua gran potenza
i corpi sofferenti
trovavano la forza
di ritornar fiorenti. Rit.
Devota prece innalzasi
con l'animo fidente
al Santo protettore
in cielo sì potente. Rit
SAN MICHELE ARCANGELO
La nostra Parrocchia di Caprarola è stata da sempre messa sotto la protezione dell'Arcangelo S. Michele
Michele è stato sempre rappresentato e venerato come l'angelo-guerriero di Dio, rivestito di armatura dorata in perenne lotta contro il Demonio.È patrono principale delle città italiane di Cuneo, Caltanissetta, Monte Sant'Angelo, Sant'Angelo dei Lombardi, compatrono di Caserta.
Difensore della Chiesa, la sua statua compare sulla sommità di Castel S. Angelo a Roma, che come è noto era diventata una fortezza in difesa del Pontefice; protettore del popolo cristiano, così come un tempo lo era dei pellegrini medievali, che lo invocavano nei santuari ed oratori a lui dedicati, disseminati lungo le strade che conducevano allemete dei pellegrinaggi, per avere protezione contro le malattie, lo scoraggiamento e le imboscate dei banditi.
Per quanto riguarda la sua raffigurazione nell'arte in generale, è delle più vaste; ogni scuola pittorica in Oriente e in Occidente, lo ha quasi sempre raffigurato armato in atto di combattere il demonio.
Sul Monte Athos nel convento di Dionisio del 1547, i tre principale arcangeli sono così raffigurati, Raffaele in abito ecclesiastico, Michele da guerriero e Gabriele in pacifica posa e rappresentano i poteri religioso, militare e civile
SANT'ANTONIO ABATE
Nella Chiesa del Sacrario dei caduti
Festa il 17 Gennaio con la Benedizione del Pane di Sant'Antonio, la Benedizione degli animali e la processione in suo onore
Grande solitario nel cercare Dio nei deserti dell’Egitto, Antonio fu uomo d’azione, protagonista delle vicende della Chiesa del suo tempo e interlocutore autorevole dell’imperatore nel difendere i diritti dei vescovi allora perseguitati. Il racconto della sua vita, fondamentalmente contemplativa, ma anche di vigile azione per le vicende della chiesa del suo tempo, scritto dal discepolo Sant’Atanasio, ebbe un’enorme influenza nei secoli successivi e contribuì molto alla diffusione dell’ideale monastico. La sua lettura infiammò sant’Agostino non ancora convertito al cristianesimo e lo convinse, come lui narra delle sue Confessioni, ad abbandonare il mondo per dedicarsi, con i suoi amici, ad una vita ascetica di studio e di osservanza evangelica.
Nella sua caverna eremitica nel deserto Antonio aveva dimestichezza e amicizia con tutti gli animali, persino con i leoni e le altre fiere che, ammansite, venivano a trovarlo. Si convertì ad un cristianesimo eroico meditando la frase che Gesù dice al giovane ricco che lo interrogava sulla vita perfetta: “Va, vendi tutti i tuoi beni, e danne il ricavato ai poveri; poi vieni e seguimi..” Vivendo lontano dal mondo, ma inserito nella vita della Chiesa, Antonio ha segnato una tappa fondamentale della vita cristiana con la sua proposta di cercare Dio al disopra di ogni cosa come unico bene della vita.
Per noi è esempio di uomo di preghiera, di ascesi, di contemplativo della parola di Dio, amante della natura e degli animali, ma soprattutto attento ai problemi e ai bisogni dell’uomo.
SANT'ANTONIO DA PADOVA
Festa il 13 giugno con Celebrazioni e Processione in suo onore nella chiesa della Madonna della Consolazione
Fernando di Buglione nasce a Lisbona nel 1195 da genitori nobili e profondamente cristiani. La preghiera quotidiana alimenta e fortifica la sua fanciullezza. A 15 anni è novizio nel monastero di San Vincenzo, tra i Canonici Regolari di Sant'Agostino. Nel 1219, a 24 anni, viene ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di cinque frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati a predicare per ordine di Francesco d'Assisi. Con fervoroso e sincero slancio di apostolo e di missionario decide di abbracciare l'ideale francescano. Ottenuto il permesso dal provinciale francescano di Spagna e dal priore agostiniano, Fernando entra nel romitorio dei Minori mutando il nome in Antonio e chiede di partire per il duro apostolato in Marocco. Ma il Signore ha concepito per lui ben altri disegni. Appena giunto sul lido africano Antonio si ammala di febbri malariche. Costretto a ritornare in Europa la sua nave spinta da venti contrari ripara sulle coste della Sicilia. Invitato al Capitolo generale di Assisi, arriva con altri francescani a Santa Maria degli Angeli dove ha modo di ascoltare Francesco, ma non di conoscerlo personalmente. Per circa un anno e mezzo vive nell'eremo di Montepaolo. L'umile seppur dotto Frate Antonio si rivela inaspettatamente affascinato predicatore della parola di Dio, a Forlì, nella circostanza dell'assenza temporanea di un oratore ufficiale. Su mandato dello stesso Francesco, inizierà poi a predicare in Romagna e poi nell'Italia settentrionale e in Francia. Nel 1227 diventa provinciale dell'Italia settentrionale proseguendo nell'opera di predicazione. Il 13 giugno 1231 si trova a Camposampiero e, sentondosi male, chiede di rientrare a Padova, dove vuole morire: spirerà nel convento dell'Arcella. In poco meno di un anno, il Pontefice Gregorio IX lo proclamerà santo. Da quel giorno è il Santo universalmente conosciuto col nome di Antonio da Padova.
SANTA RITA DA CASCIA
Festa il 22 Maggio nella chiesa di San Marco con Celebrazioni e Processione in suo onore
Santa Rita nacque a Roccaporena (Cascia) verso il 1380. Secondo la tradizione era figlia unica e fin dall’adolescenza desiderò consacrarsi a Dio ma, per le insistenze dei genitori, fu data in sposa ad un giovane di buona volontà ma di carattere violento. Dopo l’assassinio del marito e la morte dei due figli, ebbe molto a soffrire per l’odio dei parenti che, con fortezza cristiana, riuscì a riappacificare. Vedova e sola, in pace con tutti, fu accolta nel monastero agostiniano di santa Maria Maddalena in Cascia. Visse per quarant’anni anni nell’umiltà e nella carità, nella preghiera e nella penitenza. Negli ultimi quindici anni della sua vita, portò sulla fronte il segno della sua profonda unione con Gesù crocifisso. Morì il 22 maggio 1457. Invocata come taumaturga di grazie, il suo corpo si venera nel santuario di Cascia, meta di continui pellegrinaggi. Beatificata da Urbano VIII nel 1627, venne canonizzata il 24 maggio 1900 da Leone XIII. E’ invocata come santa del perdono e paciera di Cristo.
SAN FRANCESCO DI ASSISI
Festa il 4 ottobre nella chiesa della Madonna della Consolazione con triduo in suo onore
Francesco nacque ad Assisi nel 1182, nel pieno del fermento dell'età comunale. Figlio di mercante, da giovane aspirava a entrare nella cerchia della piccola nobiltà cittadina. Di qui la partecipazione alla guerra contro Perugia e il tentativo di avviarsi verso la Puglia per partecipare alla crociata. Il suo viaggio, tuttavia, fu interrotto da una voce divina che lo invitò a ricostruire la Chiesa. E Francesco obbedì: abbandonati la famiglia e gli amici, condusse per alcuni anni una vita di penitenza e solitudine in totale povertà. Nel 1209, in seguito a nuova ispirazione, iniziò a predicare il Vangelo nelle città mentre si univano a lui i primi discepoli insieme ai quali si recò a Roma per avere dal Papa l'approvazione della sua scelta di vita. Dal 1210 al 1224 peregrinò per le strade e le piazze d'Italia e dovunque accorrevano a lui folle numerose e schiere di discepoli che egli chiamava frati, fratelli. Accolse poi la giovane Chiara che diede inizio al secondo ordine francescano, e fondò un terzo ordine per quanti desideravano vivere da penitenti, con regole adatte per i laici. Morì nella notte tra il 3 e il 4 ottobre del 1226. Francesco è una delle grandi figure dell'umanità che parla a ogni generazione. Il suo fascino deriva dal grande amore per Gesù di cui, per primo, ricevette le stimmate, segno dell'amore di Cristo per gli uomini e per l'intera creazione di Dio.