DON PIETRO RUZZI
IN QUESTA PAGINA VOGLIAMO RICORDARE DON PIETRO RUZZI MISSIONARIO DI CAPRAROLA IN BOURKINA FASO PER QUASI 50 ANNI... TROVERETE FOTO VIDEO E ALTRO MATERIALE CHE LO RICORDA
VITA DI DON PIETRO RUZZI
Ultimo dei tre figli di Luigi e Teresa Cristofori nacque a Caprarola il 25 luglio 1946. Prima di lui videro la luce le due sorelle Vittoria (1935) e Adele (1940) che insieme ai genitori svolsero un ruolo fondamentale nelle scelte religiose di Pietro. A undici anni entrò nel Seminario vescovile di Civita Castellana dove frequentò le scuole medie ed ebbe come padre spirituale don Cipriano Sonaglia che ha continuato a consigliarlo e a sostenerlo fino a quando la vita glielo ha consentito. Al termine delle scuole medie si trasferì al Seminario Regionale di S. Maria della Quercia (Viterbo) per frequentare il Liceo e, infine, completò il suo percorso di studi al Collegio Capranica di Roma frequentando la Pontificia Università Gregoriana. Fu ordinato sacerdote il 27 giugno 1971 dal Vescovo di Orte, Civita Castellana e Gallese, mons. Roberto Massimiliani. Per qualche anno collaborò in Diocesi con il suo vescovo distinguendosi per la sua intelligenza e preparazione. Durante l’omelia per la messa del suo funerale mons. Romano Rossi (allora vescovo di Civita Castellana) ha detto che quella di don Pietro sarebbe stata “una figura ideale per fare il diplomatico vaticano visto anche l’ambiente dove si era formato. Ma ben altro voleva da lui il Signore e anche la Chiesa che nella persona di mons. Massimiliani, caro a tutti voi, ha creduto in lui e ha favorito la sua vocazione missionaria” accettando di inviarlo in Alto Volta (ora Burkina Faso). Così ha ricordato quel momento don Pietro in occasione della celebrazione per i suoi cinquant’anni di sacerdozio avvenuta a Caprarola nell’estate del 2021: “Ed è stato proprio il Vescovo, mons. Roberto Massimiliani, […], che mi ha aperto la strada per realizzare la chiamata alla vita missionaria: lui stesso mi ha donato alla Diocesi di Ouagadougou all’allora card. Zoungrana come prete Fidei Donum dono della Fede. Mons. Massimiliani, andò lui stesso in Alto Volta e disse al cardinal Zoungrana: “Sono venuto a portare un aiuto per la costruzione di un ambulatorio, però ho anche un prete da darvi”. Iniziò la sua missione con i Padri Camilliani lavorando fino al 1980 come sacerdote e come infermiere nel laboratorio analisi di Ouagadougou che lui stesso aveva realizzato appena giunto in Burkina. Per i successivi dieci anni, in qualità di infermiere specializzato in malattie tropicali, insegnò nel centro per le analisi. In tale periodo, però, intuì l’importanza dell’informatica per lo svolgimento dei lavori in laboratorio e, nell’agosto del 1983, durante una pausa di riposo nel suo paese natìo, ricevette in regalo dai cugini un personal computer e decise di prendere lezioni di programmazione da un suo giovane amico programmatore elettronico. Insieme scrissero due programmi per la gestione del magazzino e della farmacia. Fu l’inizio di una nuova stagione perché don Pietro, dotato di un’intelligenza straordinaria, in breve diventò anche esperto di informatica e da quel momento porrà tale scienza sempre alla basa dei propri progetti. Nel 1991 si trasferì a Koupela per svolgere il ruolo di Economo generale della Diocesi e riuscì a “portare” Radio Maria, con trasmissioni in lingua francese e del Burkina, sia a Koupela che a Ouagadougou. In tale periodo a Koupela organizzò dal nulla una scuola elementare per bambini sostenuta economicamente dalle adozioni a distanza, una casa di riposo per sacerdoti anziani e il “Centro S. Lazare” per accogliere “le streghe”, le vecchiette rimaste vedove che secondo la tradizione del luogo vengono abbandonate a loro stesse dai familiari in quanto ritenute portatrici di disgrazie. Nel 2002, per seri motivi di salute che non gli consentivano più di operare in Africa, chiese di ritirarsi in Italia per curarsi ed iniziare un nuovo percorso religioso. Il vescovo accolse la sua richiesta e lo nominò parroco di Fabrica di Roma. Dopo aver ricevuto cure adeguate e subìto un intervento chirurgico, recuperò gran parte della salute e il “mal d’africa”, man mano, si fece strada in lui , per cui nel 2007 decise di ritornare nella “sua” Africa. Quindi si trasferì presso l’ospedale CMA Saint Camille di Nanarò dove fece subito sistemare la sala operatoria e la cappella. Poco dopo lo dotò di un inceneritore per scarti ospedalieri e di un impianto di ossigeno per il reparto di Pediatria. Nel 2010, cosciente delle potenzialità offerte dall’informatica ed esperto lui stesso di tale materia, grazie alla collaborazione con la società GESI (Gestione Sistemi per l’Informatica) e con alcuni professionisti italiani, dopo una minuziosa traduzione delle interfacce in lingua francese, ha dotato tale ospedale di un sistema informativo ospedaliero all’avanguardia – lo stesso che in quel periodo utilizzava anche il policlinico “Agostino Gemelli” – ottimizzandone i processi clinici e amministrativi. Attraverso le offerte dell’Associazione Ivan Rossi di Civita Castellana che lo ha sempre sostenuto in tante sue opere benefiche, inoltre, procurò al nosocomio di Nanarò anche un’autoambulanza. Tramite le offerte raccolte in Italia tra i parenti e di numerosi amici e sacerdoti, e con l’aiuto di molti volontari che a turno si sono recati sul posto, ha fatto scavare numerosi pozzi per l’attingimento dell’acqua. Poi si trasferì a Koudougou come cappellano dell’ospedale e anche qui riuscì a sistemare la cappella e, contemporaneamente, iniziò un’attività di collaborazione con le carceri locali realizzando laboratori per l’apprendimento deimestieri di saldatori, sarti e falegnami. Nel frattempo, con fondi messi a disposizione da una generosa famiglia caprolatta, volle realizzare il Petit Cottolengo, un piccolo centro per l’applicazione di protesi a bambini che, per le ragioni più svariate, avevano subìto un’amputazione, dove veniva praticata anche un minimo di fisioterapia. Negli ultimi tempi, presso il Santuario di Ouagadougou, era stato nominato responsabile per la pastorale delle famiglie ma, al contempo, continuava ad occuparsi del Centro delle “streghe” e delle attività per il recupero dei carcerati. Durante le festività per il Santo Natale del 2022, infine, a Koupela aveva inaugurato un centro di fisioterapia realizzato anche questo con fondi resi disponibili dalla già citata famiglia caprolatta Don Pietro Ruzzi, nel corso dei suoi quasi cinquant’anni in Africa, ha realizzato importanti opere un po’ in tutti i campi: religioso, sociale, assistenziale, educativo e culturale, e proprio per questo era molto conosciuto ed apprezzato da tutti e a tutti i livelli.
Lui si preoccupava non solo di realizzarle ma anche, come amava dire, di farle “camminare da sole” e quindi prestava particolare attenzione alla formazione professionale dei giovani ai quali, di volta in volta, lasciava in mano la gestione delle stesse. Centinaia sono i giovani che ha formato localmente e, a molti, ha anche dato la possibilità di specializzarsi nelle scuole e nelle università in Europa. Molti governanti, alti funzionari e militari, medici e alti prelati del Burkina Faso sono stati suoi allievi. Don Pietro aveva saputo attirarsi la fiducia di tutti, soprattutto degli ultimi… e per questo oltre al francese aveva imparato e parlava bene anche alcuni dialetti del posto e in particolare del più diffuso, il morè. Negli ultimi anni, sempre più costretto da motivi di salute, tornava in Italia almeno una volta l’anno per curarsi. Amava molto la sua terra e tutti i suoi numerosi parenti ed amici sparsi un po’ in tutta la diocesi ma anche in tutta l’Italia e talvolta anche all’estero, ma ormai si sentiva più a suo agio tra i suoi fratelli africani e così aveva espresso il desiderio di essere sepolto in Burkina Faso. Nel corso del suo ultimo soggiorno in Italia, nell’estate del 2023, le sue condizioni di salute si sono velocemente aggravate e il 26 agosto ha terminato il suo viaggio terreno. Il suo funerale si è svolto a Caprarola nella chiesa di Santa Teresa, piena all’inverosimile anche in tutto il grande piazzale esterno dove centinaia di persone, accorse da tutto il mondo, hanno potuto seguire la cerimonia funebre attraverso un sistema video appositamente fatto installare dal Comune. Oltre alle massime autorità civili e religiose locali e della Diocesi erano presenti anche alti prelati giunti appositamente dal Vaticano e dall’Africa nonché l’Ambasciatore del Burkina Faso. Su richiesta della sua grande “famiglia” africana, il funerale è stato registrato affinché potesse essere seguito, ancorché in differita, dalle comunità parrocchiali burkinabè. Nel suo testamento, che aveva voluto iniziare con la seguente frase di Sant’Agostino: “Seppellirete questo corpo dove meglio vi piacerà, non voglio che ne diate pena. Soltanto di questo vi prego, che dovunque vi troverete vi ricorderete di me all’altare del Signore”: aveva espresso la volontà che tutto ciò in suo possesso venisse devoluto a sostegno delle sue opere in Burkina Faso.(Da gente di Tuscia) Il 24 agosto alle ore 18,00 a S. Teresa celebreremo una messa in suo suffragio insieme al nostro Vescovo Mons. Marco Salvi. Al termine nel salone di S. Teresa potremo vedere una serie di foto delle sue varie iniziative portate avanti in Africa. Potremo anche contribuire alla sua opera che è portata avanti da un suo amico fidato con l’acquisto dei Batik, artigianato del Bourkina Faso.
Articolo del sito GENTE DI TUSCIA
https://www.gentedituscia.it/ruzzi-pietro/
È morto don Pietro Ruzzi, il missionario che ha dedicato tutta la vita a malati e prigionieri in Africa
Domani i funerali a Caprarola dove era nato 77 aNNI FA.
Èmorto don Pietro Ruzzi, missionario “Fidei donum” della diocesi di Civita Castellana. Si è spento a Viterbo, all'ospedale di Belcolle, all'età di 77 anni. I funerali alle 15 di domani, sabato 26 agosto, nella nella casa di spiritualità Santa Teresa a Caprarola, presiedute dal vescovo Marco Salvi.
Don Pietro era nato a Caprarola il 25 luglio 1946 e ordinato sacerdote il 27 giugno 1971. Era missionario in Burkina Faso dal lontano 1974, un paese dalla povertà endemica e con elevati tassi di malnutrizione. "Don Pietro - lo ricorda la diocesi di Civita Castellana - ha donato il suo tempo, le sue energie e la sua mente per annunciare la parola di Dio. Non è stato un operatore del vangelo solitario, ma ha compiuto il suo mandato in nome e per conto della Chiesa che lo ha inviato".
Così si è espresso il vescovo di Koudougou, Joachim Ouedraogo, in una lettera inviata al vescovo di Civita Castellana Marco Salvi: "Eccellenza, vorrei con la presente esprimere a lei, a nome della famiglia diocesana di Koudougou e di tutta la popolazione, con nostra profonda gratitudine per la presenza e l’opera che don Pietro compie in mezzo a noi e in favore delle persone vulnerabili. Da più di 30 anni don Pietro opera nel nostro Paese e nella nostra diocesi da più di una decina di anni, inizialmente con i Servitori dei malati a Nanoro e successivamente nella città di Koudougou dove si è dato da fare per migliorare la condizione dei prigionieri e alleviare la sofferenza dei pazienti in difficoltà".
Don Pietro era un infermiere diplomato e specializzato in medicina tropicale, maturando una lunga esperienza in Africa, prima lavorando nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou e successivamente spostandosi in altre zone, fino ad arrivare al Centro medico San Camillo di Nanoro, nel cuore della Savana. Un luogo non eccessivamente distante da Ouagadougou (circa 85 chilometri), ma scomodo da raggiungere poiché fuori dalle grandi vie di comunicazione e al quale si può arrivare solo attraverso una pista.
Eppure in questo ambiente così aspro e accidentato il centro medico di cui si occupa don Pietro rimane un vero e proprio “gioiello” di efficienza e di professionalità medica che, pur esistendo già dal 1992, come semplice Centro di salute e di promozione sociale (Csps), è stato inaugurato ufficialmente nel gennaio 2002. Da allora è diventato un vero e proprio punto di riferimento per tutti i malati del distretto sanitario di Nanoro, anche se c’è voluto del tempo prima che gli abitanti superassero certe resistenze e decidessero di rivolgersi al centro medico.
"Tre verbi hanno caratterizzano il suo ministero di missionario - ricorda la diocesi di Civita Castellana -. Custodire la tradizione della sua Chiesa, portare l’esperienza di fede della sua comunità, accogliere la ricchezza della diversità del popolo ospite. La consapevolezza di queste tre azioni fanno del missionario “Fidei donum” un mediatore di misericordia che dà la vita per unire le persone e per portarle a Gesù".
La diocesi di Civita Castellana "si stringe unanime nel ricordo di don Pietro, missionario “fidei donum”, un mediatore di misericordia che ha dato la vita per unire le persone e per portarle a Gesù" e "ringrazia di cuore questo suo figlio per la passione che ha messo nel servizio e per l’amore che ha profuso nella sua missione".
TESTAMENTO SPIRITUALE DI DON PIETRO RUZZI
“ Seppellirete questo corpo dove meglio vi piacerà non voglio che ve ne diate pena. Soltanto di questo vi prego che dovunque vi Troverete vi ricordate di me all’altare del Signore”. “ Vorrei far mie queste parole di Santa Monica a suo figlio Agostino per dirle a tutti coloro che mi vogliono bene specie ai miei, alle mie sorelle ai nipoti agli zii e cugini e i tanti amici che mi hanno accompagnato in questi anni con il loro amore e sostegno alla mia vocazione missionaria di portare la buona novella ai poveri, la liberazione agli oppressi della terra, agli uomini che non conoscono ancora Gesù Cristo. Chiedo perdono ai
miei specie a mamma e papà (ma loro mi hanno già perdonato anzi ora ne sono contenti) se la mia lontananza li ha fatti soffrire... questa sofferenza fa parte del seguire il Cristo e di ogni vita che viene spesa per gli altri. …. Chiedo ai miei cari che i soldi che ci sono in due conti aperti per la missione in Africa siano donati per le spese e opere di bene. Questi soldi devono servire per il pagamento del cibo
acqua elettricità del centro per gli studi dei ragazzi. I miei libri e materiale informatico possono essere donati al monastero dei benedettini di Kubri. Tutto deve
andare per la missione in Bourkina. “Grazie Signore per avermi dato di incontrare tanti tuoi figli che mi hanno insegnato ad amarti e tanti fratelli sofferenti che mi hanno fatto vivere vicino a te crocifisso e a Maria tua e nostra madre... colma il loro cuore del tuo amore e fa che mi aiutino ad incontrare te Risorto. La seguente preghiera la lascio ai missionari e ai sacerdoti; è stata composta da una suora che non ha studiato teologia ma che ha vissuto nell’amore di Dio e me l’ha consegnata alla partenza in missione composta nel 1974. Ecco la preghiera:
“ Padre di misericordia Tu che hai amato tutti gli uomini, aiutami a portare il tuo Regno di amore in mezzo a loro. Gesù tu che per volere del Padre mi ha chiamato ad essere tuo apostolo donami la grazia di cooperare con te al mistero della salvezza. Spirito Santo tu che santifichi le anime dona il tuo tocco divino a tutte le anime che oggi ascoltano la mia parola. Vergine Santa Madre di Gesù e madre nostra a te affido la mia anima e il mio lavoro presenta questa mia offerta allaSantissima Trinità amen.”
PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI DON PIETRO RUZZI CAPRAROLA 24 AGOSTO 2024
Ha celebrato l'eucarestia Mons. Marco Salvi nella chiesa di S. Teresa gremitissima di persone. Dopo l'introduzione del parroco e il saluto del Vescovo, ha ricordato la figura di Don Pietro Don Mauro Pace sacerdote della diocesi di Civita Castellana coetaneo di Don Pietro. Dagli anni di seminario minore a Civita Castellana fino alla sua partenza per la missione in Africa. ha ricordato poi un viaggio fatto in Bourkina Faso per partecipare alla sua opera verso gli ultimi e poi la sua malattia che lo ha portato alla morte.
Il vescovo durante lìomelia commentando il vangelo e le parole di Gesù rivolte agli apostoli "ve ne volete andare anche voi" ha sottolineato con solo in Gesù c'è possibilità di vita, ma gesù che si incontra nella comunità nei fratelli. Don Pietro lo ha incontrato e lo ha amato e servito in tante persone povere e abbandonate che lui è andato ad incontrare in Africa in mezzo agli ultimi.
Dopo la celebrazione in un brevissimo incontro abbiamo accolto la testimonianza di una signora che è venuta proprio per partecipare alla celebrazione e per ricordare Don Pietro. La signora si chiama Dijamila che parlando in francese ci ha detto che lei chiama don Pietro "Papa" perchè al momento della sua nascita a Ouagadougou la mamma ha avuto complicazioni e lei è nata come morta. I medici tentarono di rianimarla ma dopo 10 minuti visto che non c'era piu nulla da fare, dissero che ogni tentativo era stato inutile. Don Pietro che era presente chiese di poter fare ancora qualcosa e con una cannuccia aspirò del liquidi dal naso della bambina. Straordinariamente la bambina iniziò a respirare e quindi a vivere. qui sotto le foto di questa bella testimonianza.