TEMPO ORDINARIO
Il Tempo Ordinario è, nel calendario liturgico Romano, quel periodo escluso dai contesti liturgici celebrativi di particolare spessore, detti anche Tempi forti, come l'Avvento, la Quaresima, la Pasqua e il Natale.
Esso riguarda cioè i periodi che non celebrano alcun mistero in particolare e si snoda in due periodi separati dal ciclo pasquale:
- dal lunedì dopo la festa del Battesimo del Signore, con la quale finisce il Tempo di Natale, fino al martedì precedente il Mercoledì delle Ceneri;
- dal lunedì dopo la Pentecoste, solennità che segna il termine del tempo di Pasqua, fino al sabato dopo la Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo, cioè finché non inizia l'Avvento.
La fine della seconda parte del tempo ordinario segna anche la fine dell'Anno Liturgico.
Dal momento che la data della Pasqua è mobile, il numero di settimane della prima e della seconda parte del Tempo Ordinario varia:
- per la prima parte arriva senz'altro alla quarta e si può arrivare alla nona;
- la seconda parte può iniziare come minimo dalla sesta settimana e come massimo dall'undicesima; la settimana precisa dipende in ultima istanza dal giorno della settimana in cui cade il Natale.
Eventualmente si tralasciano tutte le settimane in più alla ripresa per finire sempre con la 34ª settimana.
Il colore liturgico del Tempo Ordinario è il verde.
Il “tempo ordinario” è un tempo liturgico un pò particolare: apparentemente “noioso”, ordinario appunto, molto lungo, sembra un pò un riempitivo tra i restanti tempi forti dell’anno: Avvento-Natale, Quaresima-Pasqua. Quasi come i giorni feriali tra due domeniche. Ma la Chiesa, che è madre e non fa mai nulla a caso, non poteva fare un tempo “di riempimento”. E infatti non lo è.
Il “tempo ordinario”, detto nei libri latini “per annum”, è un tempo importantissimo, perchè, appunto, è ordinario, ma non nel senso di banale, quanto di quotidiano. L’anno liturgico rispecchia la nostra vita: ci sono dei momenti di “luce” (il Natale), che riusciamo ad accogliere solo se ne sentiamo la mancanza (l’Avvento), poi questa luce illumina le nostre cose (la Quaresima) fino a purificarle e a farle nuove (la Pasqua e la Pentecoste). E il resto? Il resto è il tempo “normale”, quello in cui si svolge realmente la nostra vita, e dove si svolge e costruisce realmente il Regno di Dio e il nostro essere uomini e donne a immagine e somiglianza di Dio.
Mentre i tempi forti sono tempi “pedagogici”, cioè mirano a risvegliare un determinato aspetto della nostra fede nella nostra vita, il tempo ordinario invece venera il mistero di Cristo nella sua globalità, nello svolgersi della vita nuova illuminata dallo Spirito Santo. Perchè l’anno liturgico non è un compito ecclesiastico, ma è una persona, Gesù Cristo, presente come memoria, presenza e profezia.
Le trentatrè (a volte trentaquattro) settimane del tempo ordinario, divise in due tempi, “post epifania” e “post pentecoste”, non celebrano nulla di particolare, se non la Pasqua di Cristo nella normalità. Questo tempo spezza l’idea che l’Anno Liturgico sia un semplice itinerario catechistico, ma rende la celebrazione della Pasqua ogni domenica il centro e il fulcro dell’esperienza cristiana, nell’accogliere l’amore di Cristo che si esprime nella comunità cristiana, dalla creazione fino alla fine dei tempi. Il centro, quindi, rimane il mistero pasquale, che si può evincere chiaramente dai prefazi domenicali.
Se celebrando la «liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste», come insegna SC 8, e praticando il vangelo della carità entriamo nell’ordine della santità, vivendo il riposo domenicale come segno della libertà
pasquale con cui Cristo ci ha liberati entriamo nell’ordine della profezia: la libertà dalle cose, affrancando dalla schiavitù del “fare”, svela il vero significato di ogni attività, relazionandola all’attesa escatologica dell’essere. In questo senso la domenica, «il primo giorno della settimana» è anche «l’ottavo giorno»: il giorno ultimo, l’anticipo del nostro futuro, del tempo in cui saremo senza tempo.
Anche nelle letture, l’assemblea è portata a seguire Cristo dalla sua prima manifestazione (con il natale – epifania) all’attesa della seconda (Avvento dell’anno successivo). Questa nuova impostazione deriva dal Concilio Vaticano II,
Il lezionario domenicale è organizzato secondo due criteri : la lettura semicontinua della Scrittura per il vangelo e la seconda lettura, e la lettura tematica della Scrittura, per il collegamento creato tra prima lettura (antico testamento) e brano del vangelo. La seconda domenica prolunga l’epifania, facendo leggere due brani di Giovanni (anni A e B) che parlano della manifestazione di Cristo ai discepoli e dal brano epifanico delle nozze di Cana (anno C). Poi dalla III domenica comincia la lettura dei vangeli sinottici.
Nei giorni feriali, infine, la ricchezza delle possibilità offerte dal Messale fa si che sia l’azione pastorale della Chiesa, sia la vita dell’uomo vengono inseriti dentro l’eucaristia e illuminati dal mistero pasquale. Anche l’eucaristia feriale del Tempo ordinario può quindi diventare scuola di alta spiritualità.
Per ultimo, ma non meno importante, nel tempo ordinario si celebrano delle feste che simboleggiamo proprio questo svolgersi di Cristo nella storia continua: la solennità della SS. Trinità, del Corpo e Sangue di Cristo (Corpus Domini è ormai limitante), del SS. Cuore di Gesù, della Trasfigurazione del Signore, di Gesù Cristo Re dell’Universo, nonchè varie festa della Vergine Maria, tra cui spicca l’Assunzione di Maria (15 agosto).